L’occhio secco è una patologia oculare causata da un’alterazione quantitativa e / o qualitativa del film lacrimale, il sottile strato di liquido che lubrifica e protegge la superficie esterna dell’occhio in contatto con l’ambiente esterno: la cornea e la congiuntiva. Si tratta di una condizione molto comune che di per sé non è grave ma che, se sottovalutata o addirittura non diagnosticata, può portare alla comparsa di fastidiose alterazioni della superficie oculare e, nei casi peggiori, a danni corneali, a causa dell’insufficiente azione lubrificante e protettiva che viene normalmente esplicata del film lacrimale.

Il film lacrimale è un elemento di grande importanza per l’occhio poiché idrata e lubrifica la superficie oculare proteggendola dal danno meccanico altrimenti derivante dal continuo sfregamento con l’interno delle palpebre durante l’ammiccamento, inoltre esso nutre la cornea e la congiuntiva e raccoglie i loro prodotti di scarto e protegge l’occhio dall’attacco dei microbi grazie al suo contenuto di lisozima, un enzima in grado di neutralizzare l’azione patogena di diversi microorganismi.

Oltre a una funzione protettiva, il film lacrimale costituisce parte integrante del sistema diottrico oculare, presentando uno specifico indice di rifrazione e contribuendo in questo modo al potere refrattivo complessivo dell’occhio e fungendo da interfaccia tra la cornea e l’aria, omogeneizzando quindi la superficie altrimenti irregolare della cornea.

Il film lacrimale è prodotto da varie strutture appartenenti all’apparato lacrimale, tra cui prevalgono la lacrimale principale e le ghiandole lacrimali accessorie. Una volta prodotto, il film lacrimale defluisce attraverso i puntini lacrimali, i canalicoli lacrimali, il sacco lacrimale e il dotto nasolacrimale, che per il corretto funzionamento devono essere pervi.

Le componenti che contribuiscono direttamente alla formazione del film lacrimale sono la ghiandola lacrimale principale, le ghiandole lacrimali accessorie, le cellule caliciformi congiuntivali e le ghiandole di Meibomio, che con i loro secreti concorrono in maniera diversa alla sua formazione.

Il film lacrimale viene normalmente prodotto in quantità di circa 0.8 microlitri al minuto ma può subire delle alterazioni sia di tipo quantitativo sia di tipo qualitativo e di conseguenza può risultare insufficiente o inadatto a svolgere la sua funzione lubrificante e protettiva nei confronti della superficie esterna dell’occhio.

La quantità media di film lacrimale viene mantenuta costante grazie all’azione dell’ammiccamento palpebrale e del deflusso attraverso i puntini lacrimali inferiori e superiori. Le alterazioni quantitative del film lacrimale possono essere causate da un difetto di produzione o da un’eccessiva evaporazione del film lacrimale, come accade soprattutto d’estate per la presenza dei mezzi di condizionamento e, se particolarmente consistenti, possono determinare una micro-abrasione della superficie oculare durante le fasi di ammiccamento palpebrale, causando a lungo andare un vero e proprio micro-trauma.

Una diminuzione del film lacrimale può essere determinata anche dalla presenza di infiammazioni quali blefariti o congiuntiviti, dall’utilizzo eccessivo di lenti a contatto, da una riduzione della secrezione dovuta all’invecchiamento, dall’assunzione di determinati farmaci, da una carenza di vitamina A, da un utilizzo eccessivo di colliri. In casi più rari la sindrome da occhio secco può essere la manifestazione oculare di malattie sistemiche di tipo autoimmuni, come ad es. nel caso della Sindrome di Sjögren.

Il film lacrimale è composto da tre strarti: lo strato acquoso, secreto dalle ghiandole lacrimali principali e accessorie, costituito da acqua e diverse molecole quali zuccheri, sali, proteine ed enzimi; lo strato lipidico, più esterno, secreto dalle ghiandole di Meibomio, che ricopre la componente acquosa impedendone l’evaporazione e rendendo il film lacrimale uniforme in spessore e perfettamente levigato, e lo strato mucinico, secreto dalle cellule caliciformi congiuntivali e che rimane in intimo contatto con l’epitelio corneale, ricco in microvilli che aiutano il film lacrimale a rimanere aderente alla superficie oculare.

L’alterazione qualitativa del film lacrimale può riguardare lo strato lipidico esterno, lo strato intermedio o lo strato interno mucinico. Qualsiasi variazione nella qualità del film lacrimale (spessore, viscosità, osmolarità) può determinarne un cattivo funzionamento.

Le persone affette da occhio secco possono presentare diversi sintomi. Un sintomo molto comune è rappresentato dalla sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio, una sensazione che non solo è molto fastidiosa ma che porta anche il paziente a sfregarsi ripetutamente gli occhi, instaurando così un pericoloso circolo vizioso.

Altri sintomi dell’occhio secco sono bruciore e aumentata sensibilità e irritabilità alle condizioni ambientali, in particolare al fumo ma anche al vento o ai movimenti vorticosi dell’aria che si creano negli spazi condizionati. Anche le variazioni esterne della temperatura sono difficili da sopportare per le persone affette da occhio secco perché la loro superficie oculare risulta infiammata a causa del continuo micro-trauma che si verifica durante le fasi di ammiccamento dell’occhio determinato dal deficit del film lacrimale. Le persone affette da occhio secco hanno inoltre grandi difficoltà a portare le lenti a contatto. Nei casi più gravi la sindrome da occhio secco può causare vero e proprio dolore oculare e visione annebbiata.

L’occhio secco può rappresentare un impedimento per l’esecuzione della chirurgia refrattiva, poiché questa procedura comporta un’ulteriore riduzione della produzione di film lacrimale in quanto la procedura chirurgica turba lo stimolo neurogeno, ossia il rilascio di mediatori che vengono prodotti all’interno della cornea, in seguito alla perturbazione dell’innervazione corneale operata dall’ablazione da parte del laser, perturbazione che può perdurare per mesi o anni o diventare anche permanente.

Le persone affette da occhio secco presentano spesso un’ipersensibilità alla luce (fotofobia) poiché la superficie corneale dei loro occhi è irritata fino al punto da coinvolgere l’apparato trigeminale e generare una condizione d’irritazione permanente che determina rossore e una lacrimazione eccessiva e ingiustificata definita lacrimazione riflessa.

Molto spesso, quindi, i pazienti che si lamentano di un’eccesiva lacrimazione sono in realtà pazienti che sono affetti da una condizione di ipolacrimazione, ossia una secrezione di film lacrimale insufficiente. Le lacrime riflesse prodotte dai soggetti affetti da ipolacrimia sono però prevalentemente, se non unicamente, a componente acquosa e ciò determina una veloce evaporazione delle lacrime stesse, che quindi non riescono a sopperire alla funzione mancante del film lacrimale.

Esistono diversi fattori di rischio per l’occhio secco. L’età è senz’altro il primo di essi, poiché con l’invecchiamento le mucose tendono a lubrificarsi con sempre minore efficienza. Il secondo fattore di rischio è l’appartenenza al genere femminile, che risulta decisamente più colpito da questa patologia rispetto al genere maschile a causa di variazioni o alterazioni dell’assetto ormonale.

L’occhio secco può comunque affliggere anche individui più giovani e di entrambi i generi, in particolare i portatori di lenti a contatto.

Anche una carenza di vitamina A e di omega-3 nella dieta possono rappresentare un fattore di rischio importante per l’occhio secco. Altri fattori sono la bassa umidità, l’aria troppo calda o troppo fredda e l’utilizzo di colliri per il glaucoma, che possono generare secchezza oculare a causa dei conservanti in essi presenti o per l’azione intrinseca dei principi attivi contenuti nel farmaco.

Oggigiorno esistono diversi esami che permettono di diagnosticare la presenza di occhio secco, essi si basano sulla valutazione quantitativa e qualitativa del film lacrimale.

Un test molto comune per diagnosticare l’occhio secco è il test di Schirmer, che permette di determinare il livello di produzione lacrimale misurando il menisco di liquido che si forma su una sottile strisciolina di carta bibula inserita tra la rima palpebrale inferiore e il bulbo oculare. La strisciolina di carta viene lasciata per 5 minuti e al termine viene misurata la lunghezza della porzione della strisciolina di carta che risulta bagnata dalle lacrime. Valori compresi tra 10 e 30 mm indicano una produzione lacrimale normale, valori uguali o inferiori a 5 mm sono invece indice di iposecrezione lacrimale e quindi della condizione patologica di occhio secco.

I test con coloranti vitali quali il rosa bengala ci permettono di evidenziare abrasioni o desquamazioni della superficie dell’occhio dovute a scarsa lacrimazione, grazie alla capacità di questi coloranti di legarsi alle cellule epiteliali morte o degenerate.

Il test oggigiorno più affidabile per valutare la presenza di occhio secco è il test dell’osmolarità del film lacrimale, che viene eseguito in studio grazie a un dispositivo denominato Osmolarity TearLab. Il grado di osmolarità del film lacrimale è un dato strettamente correlato al grado di secchezza oculare ed è oggi uno dei metodi più utilizzati per la diagnosi di questa patologia.

Il test del tempo di rottura o break up time (BUT) è un test qualitativo del film lacrimale che si esegue instillando nell’occhio alcune gocce di fluoresceina e controllando con la lampada a fessura per quanto tempo il film lacrimale rimane omogeneo dopo l’ammiccamento, ossia quanto tempo ci vuole prima che compaiano le prime aree “asciutte”, che si evidenziano per l’assenza di colorazione. Un valore normale di BUT deve essere superiore a 10 secondi.

Oggi esistono diversi approcci terapeutici per trattare la sindrome da occhio secco.

Prima di valutare quale possa essere il trattamento migliore per un paziente affetto da sindrome da occhio secco è necessario stabilire quale strato del film lacrimale (strato acquoso, lipidico o mucinico) è deficitario e qual è la possibile causa (ambienti troppo secchi, patologie sistemiche, assunzione di particolari farmaci, utilizzo eccessivo di lenti a contatto etc.).

Un approccio terapeutico molto comune, adatto per le alterazioni quantitative ma anche qualitative del film lacrimale, consiste nel rimpiazzare il film lacrimale che non viene più prodotto in quantità sufficiente – o che evapora troppo velocemente o che non è di buona qualità – con delle lacrime artificiali, farmaci che possono presentare diverse caratteristiche e quindi diverse funzioni sia sul film lacrimale (diluente, stabilizzante, volumizzante etc.) sia sugli occhi (ad esempio nutriente, antinfiammatoria etc.). Per ogni paziente potranno essere più o meno indicate determinate lacrime artificiali anziché altre.

L’utilizzo delle lacrime artificiali ha come finalità quella di rimpiazzare il film lacrimale e le sue funzioni, ristabilendo il comfort oculare e garantendo una buona visione per il paziente. La quantità di lacrime artificiali cui il paziente deve ricorrere giornalmente dipende dall’acuità della patologia e dai fastidi a essa associati e può pertanto variare dall’instillazione ogni ora alle 3-4 instillazioni al dì.

Al posto delle lacrime artificiali possono essere utilizzati farmaci in forma di crema o di gel.

Nel caso di un’alterazione unicamente quantitativa del film lacrimale, la terapia più semplice consiste nella chiusura dei puntini lacrimali inferiori e/o superiori per bloccare il deflusso delle lacrime, ciò viene realizzato mediante l’inserzione di minuscoli tappi in collagene o silicone; i tappini in collagene permettono di ottenere una chiusura temporanea dei puntini lacrimali, mentre i tappini in silicone permettono di avere una chiusura a lungo termine. In alcuni casi si può optare di ricorrere alla chirurgia per chiudere i puntini lacrimali in maniera definitiva.

Nei casi più estremi i pazienti possono ricorrere anche all’utilizzo di lenti a contatto terapeutiche.

Il trattamento dell’occhio secco è necessario ed essenziale poiché in presenza di questa patologia la cornea è esposta all’azione degli agenti esterni e diventa vulnerabile sia a danni meccanici dovuti allo sfregamento tra la superficie oculare e la parte interna delle palpebre, sia all’attacco da parte di agenti patogeni a causa del venir meno del lisozima.

Inoltre abbiamo visto che il film lacrimale possiede un suo indice di rifrazione ed omogeneizza la superficie anteriore oculare, che altrimenti sarebbe disomogenea a causa della presenza dei villi.

Le lacrime hanno anche una funzione di “pulizia” eliminando i minuscoli corpi estranei (quali polvere etc) che entrano frequentemente a contatto con la superficie oculare.

La mancanza di cure per l’occhio secco può determinare complicanze molto fastidiose e, nei casi più estremi, persino un danno corneale permanente di tipo cicatriziale, pertanto in presenza dei sintomi descritti precedentemente e in particolare di lacrimazione eccessiva, è bene rivolgersi a uno specialista in grado di eventualmente diagnosticare e trattare questa patologia oculare.

Una volta diagnosticato, l’occhio secco può essere gestito facilmente e l’eliminazione dei disagi e del pericolo di complicanze associati a questa patologia permetterà al paziente di ritrovare una buona qualità di vita e di vista.

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